Accertamenti forensi e procedura penale italiana: una critica alla bassa cultura criminologica.
Accertamenti forensi e procedura penale italiana: una critica alla bassa cultura criminologica.
Gli accertamenti forensi nella procedura penale italiana, l'importanza della criminologia e conseguenti problematiche correlate.

Le indagini scientifico-forensi, gli accertamenti irripetibili e ripetibili e il ruolo della criminologia nel sistema giudiziario italiano.

In Italia, la procedura penale è un campo complesso e decisamente articolato che richiede una rigorosa applicazione delle normative per garantire giustizia e trasparenza. Gli accertamenti forensi, strumenti fondamentali per l'acquisizione di prove con le proprie peculiarità e implicazioni legali, sono una componente fondamentale nel processo giudiziario la cui cultura applicativa rimane sorprendentemente bassa nel nostro paese.

Le indagini forensi, basate su metodi scientifici rigorosi, svolgono un ruolo determinante nel processo di accertamento della verità e nella determinazione della giustizia attraverso la raccolta, l’analisi e l’interpretazione delle prove materiali che possono essere decisive per l’esito di un procedimento penale. Tecniche come l'autopsia forense, l'analisi balistica, la criminodinamica, la BPA, possono offrire intuizioni cruciali sulla sequenza degli eventi, l'uso delle armi e l'interazione tra vittima e perpetratore.

La procedura penale italiana stabilisce quindi protocolli dettagliati per la raccolta delle prove da parte della polizia scientifica, assicurando che ogni fase del processo sia condotta con il massimo rigore e professionalità, al fine di mantenere l'integrità delle prove e la correttezza del procedimento penale.

Relativamente alle specifiche fasi, risultano essere rilevanti gli accertamenti forensi all'interno della procedura penale italiana e le conseguenti criticità legate alla loro applicazione e alla formazione degli operatori del settore.

Ad oggi, nell'ambito del diritto processuale penale italiano, in primis è importante comprendere la distinzione tra accertamenti irripetibili e accertamenti ripetibili poiché cruciali nella fase investigativa e in quella probatoria del processo. Gli articoli 359 e 360 del codice di procedura penale regolano rispettivamente le attività di consulenza tecnica e gli accertamenti tecnici irripetibili, offrendo un quadro normativo che cerca di bilanciare l'esigenza di raccogliere prove scientifiche affidabili e quella di garantire i diritti della difesa.

Nella fattispecie:

  • Articolo 359 c.p.p. disciplina la facoltà del Pubblico Ministero di avvalersi di consulenti tecnici durante le indagini preliminari. Questa norma permette al PM di nominare esperti in vari campi scientifici per ottenere pareri tecnici su elementi rilevanti per l'indagine. Gli accertamenti effettuati dai consulenti tecnici nominati ex art. 359 sono generalmente ripetibili, in quanto non alterano in modo irreversibile lo stato delle cose o dei luoghi e possono essere replicati in un secondo momento. La ripetibilità degli accertamenti permette quindi di eseguire nuovamente le verifiche tecniche durante il dibattimento, garantendo così il diritto alla difesa e il principio del contraddittorio. Tuttavia, la necessità di evitare che il trascorrere del tempo comprometta la qualità della prova spinge spesso il PM a raccogliere tempestivamente dati tecnici, anche se ciò non esclude la possibilità di ripetere gli accertamenti in un contesto processuale formale.
  • Articolo 360 c.p.p. riguarda invece gli accertamenti tecnici irripetibili, ossia quelle attività investigative che, per loro natura, non possono essere replicate. Questi accertamenti devono essere effettuati in presenza di particolari garanzie procedurali per tutelare i diritti della difesa e assicurare l'integrità delle prove raccolte. Il PM è tenuto a informare tempestivamente il difensore dell'indagato e, se nominato, il consulente tecnico della difesa, affinché possano assistere alle operazioni. Ed è qui che entra in gioco il ruolo del consulente tecnico di parte, con competenze in ambito criminologico e criminalistico, poiché per tali accertamenti irripetibili (come ad esempio l'autopsia, l'analisi di sostanze deperibili, la rilevazione di tracce che rischiano di essere alterate o distrutte) sarà fondamentale la presenza di una figura competente a supporto della parte per la rilevazione di eventuali dettagli utili all'accertamento della verità che potrebbero sfuggire all'avvocato. La caratteristica fondamentale di tali accertamenti è che la loro ripetizione non è possibile senza che si verifichi un'alterazione del loro oggetto o contesto originario. Pertanto, la legge prevede misure specifiche per garantire che tali prove siano raccolte in modo corretto e affidabile sin dalla prima esecuzione e che la loro analisi sia di natura ripetibile una sola volta.
  • Incidente Probatorio rappresenta un istituto del diritto processuale la cui natura è differente e più complessa rispetto agli accertamenti tecnici irripetibili. Esso è disciplinato dagli artt. 392 ss. c.p.p. e permette di anticipare la raccolta di prove in una fase precedente al dibattimento, garantendo il contraddittorio tra le parti. L'incidente probatorio viene richiesto quando sussiste il fondato timore che la prova non possa essere acquisita in dibattimento a causa di circostanze specifiche, come la possibilità che un testimone si renda irreperibile o perda la capacità di testimoniare. La principale differenza tra l'incidente probatorio e gli accertamenti irripetibili risiede nel fatto che l'incidente probatorio coinvolge direttamente il giudice e viene svolto sotto la sua supervisione, garantendo un elevato livello di formalità e di tutela del contraddittorio e può coinvolgere una più ampia gamma di prove, comprese le testimonianze.

Attraverso questo articolo si vuole far dunque luce sulla scarsa valorizzazione della criminologia nel panorama nostrano e, di conseguenza, sulla bassa qualità delle indagini e dell'esito dei processi. L'obiettivo principale è sensibilizzare sull'importanza di una formazione criminologica adeguata, attualmente carente a causa di specifiche procedure formative già discusse in un precedente articolo (clicca qui per leggerlo: "Facciamo chiarezza: l’importanza del criminologo e il problema dei falsi esperti") e promuovere un maggior coinvolgimento di esperti e l’investimento di risorse utili nel campo forense, affinché la giustizia italiana possa avvalersi di strumenti investigativi all'altezza delle sfide moderne.




Criticità e difficoltà negli accertamenti irripetibili e ripetibili

Per gli accertamenti ripetibili (art. 359 c.p.p.), si presentano una serie di problematiche, sia di natura pratica che giuridica. In primo luogo per tempistica e risorse poiché la ripetizione di determinati test o analisi può essere costosa e richiedere del tempo, influenzando quindi in negativo la durata complessiva del processo con l'aumento dei costi sia per l'accusa che per la difesa. Poi per il contraddittorio effettivo perché, nonostante gli accertamenti ripetibili offrano la possibilità teorica di essere eseguiti nuovamente, nella pratica la difesa potrebbe incontrare difficoltà nell'accesso alle stesse risorse tecniche e scientifiche a disposizione dell'accusa. Ciò può generare uno squilibrio tra le parti, soprattutto se il consulente della difesa non ha gli stessi mezzi o competenze del consulente tecnico del Pubblico Ministero. Infine per l'interpretazione dei risultati: la ripetizione di un accertamento tecnico può portare a risultati differenti a causa di variabili non controllabili o di errori procedurali. Questa incertezza può generare dispute sulla validità e sull'affidabilità dei risultati ottenuti, complicando ulteriormente il processo probatorio.

Per gli accertamenti irripetibili (art. 360 c.p.p.) le criticità si presentano su altri aspetti, come la necessità di rispettare rigorosamente le garanzie procedurali per tutelare i diritti della difesa. Invero la tempestiva comunicazione al difensore dell'indagato e la presenza del consulente tecnico della difesa durante l'accertamento sono assolutamente essenziali ma, nella pratica, può essere difficile garantire la presenza di tutte le parti coinvolte, soprattutto in casi di urgenza o quando vi sono ostacoli logistici. Altro aspetto invece è relativo all'affidabilità e integrità delle prove proprio per il fatto che l'accertamento irripetibile non può essere replicato. Pertanto, la raccolta delle prove deve avvenire con la massima precisione e professionalità. Qualsiasi errore o negligenza nella fase iniziale può compromettere l'integrità della prova, rendendola inutilizzabile o meno credibile durante il processo. Di conseguenza si deve necessariamente tener conto anche di un probabile conflitto tra celerità e accuratezza poiché vi è il forte rischio che l'urgenza possa compromettere l'accuratezza scientifica. Infine vi sono le questioni relative alla competenza e alla specializzazione proprio per il fatto che gli accertamenti irripetibili richiedono spesso competenze tecniche altamente specializzate. Quindi la selezione dei consulenti tecnici diventa cruciale, per tutte le parti coinvolte, poiché la qualità dell'accertamento e di chi assiste allo stesso dipende direttamente dalle competenze e dall'esperienza dei professionisti incaricati. In alcuni casi, la disponibilità di esperti adeguatamente qualificati può rappresentare una sfida significativa.

L'insieme di queste criticità rappresentano dunque un ostacolo alla ricerca della verità ed è sempre più indispensabile promuovere una maggiore consapevolezza e investire in risorse nel campo e nelle attività formative per i professionisti coinvolti, al fine di garantire un sistema giudiziario più efficiente e affidabile.

Negli anni non sono stati pochi i casi in cui tali criticità hanno compromesso o rischiato di compromettere le indagini e conseguentemente i processi. Un esempio significativo fu il caso di Yara Gambirasio, scomparsa nel 2010 a Brembate di Sopra e trovata successivamente morta, caso nel quale Massimo Giuseppe Bossetti fu condannato per il suo omicidio. Cruciale fu la corrispondenza tra il DNA nucleare e il DNA trovato sugli indumenti della vittima, mentre relativamente al DNA mitocondriale si sollevarono dubbi sulla completezza e sull'interpretazione delle prove. Queste criticità, sia nelle analisi che nel ritardo all'acquisizione delle prove, evidenziarono la necessità di procedure rigorose e di un'attenta gestione delle prove stesse per garantire l'affidabilità delle analisi genetiche in contesti giudiziari, nonché della carenza formativa dimostrando come la genetica forense possa svolgere un ruolo determinante nella risoluzione di casi complessi.

Altrettanto emblematico fu il caso di Meredith Kercher del 2007 a Perugia, nel quale si evidenziarono gravi problemi nella gestione delle prove forensi. Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono inizialmente condannati ma successivamente assolti, con molteplici sentenze che si susseguirono nel tempo. Gli accertamenti irripetibili in quel frangente, come l'analisi del DNA sul coltello presumibilmente utilizzato per l'omicidio, furono messi in discussione per la possibile contaminazione e per i numerosi errori procedurali durante la raccolta e l'analisi dei campioni. Dunque la cattiva gestione delle prove in quel caso portò a numerose controversie ed un risultato non del tutto limpido e trasparente.

Nel caso di Stefano Cucchi, morto nel 2009 una settimana dopo il suo arresto a Roma con evidenti segni di percosse, vi furono invece gravissime carenze negli accertamenti medico-legali. Le prime autopsie, che rappresentavano per l'appunto accertamenti irripetibili, non furono condotte con la dovuta accuratezza compromettendo la raccolta di prove essenziali per stabilire la causa della morte e documentare le lesioni subite. Questa cattiva gestione ritardò la giustizia per Cucchi e la sua famiglia, portando a un lungo e complesso processo giudiziario. Mentre il caso di Marta Russo, uccisa nel 1997 all'interno dell'Università La Sapienza di Roma, rappresentò uno dei massimi esempi di inefficienze negli accertamenti forensi poiché la scena del crimine non fu preservata adeguatamente generando ritardi significativi nell'identificazione delle tracce di sangue e del proiettile. Questi accertamenti iniziali, non sufficientemente approfonditi, compromisero definitivamente la possibilità di raccogliere prove irripetibili in modo corretto, complicando le indagini e il successivo processo giudiziario.

Così per gli accertamenti irripetibili, analogamente si possono citare numerosi casi esempio circa gli accertamenti ripetibili per i quali potrebbero ancora svolgersi nuove medesime analisi. È il caso di Marco Pantani, il ciclista trovato morto nel 2004, per il quale furono eseguiti test balistici per analizzare le tracce di sparo sulle sue mani. Così come per il caso della pop star Michael Jackson, dopo la cui morte furono eseguite diverse analisi tossicologiche a più riprese per determinare la presenza di sostanze nel suo corpo. Altrettanto emblematico è il caso di Lady Diana per il quale furono condotte varie ricostruzioni dell'incidente per determinarne le dinamiche. Tutte queste analisi, balistiche, tossicologiche o di dinamiche stradali, potrebbero essere ripetute utilizzando gli stessi dati e modelli (qualora vi fossero anche campioni conservati) per determinare nuove interpretazioni sempre più oggettive considerando l'evoluzione delle tecniche e degli strumenti di analisi.

ACCERTAMENTI IRRIPETIBILI




L'uso del Consulente Tecnico di Parte e una bassa cultura criminologica in Italia

Il ridotto utilizzo delle consulenze tecniche di parte durante gli accertamenti irripetibili e ripetibili, come anche durante l'intera fase di indagine, può essere spiegato attraverso una complessa intersezione di fattori culturali, economici, organizzativi e formativi.

Dal punto di vista culturale, la prassi processuale italiana mostra una particolare riserva nell'integrare discipline scientifiche esterne nel processo penale, al contrario dei sistemi giuridici statunitensi e anglosassone. Gli avvocati tendono a concentrarsi prevalentemente sulle competenze legali, trascurando spesso l'opportunità di arricchire le proprie difese con consulenze tecniche di esperti criminologi. Questa reticenza può essere attribuita a diversi fattori: in primo luogo per la diffidenza verso le scienze criminologiche, motivata da mancanza di rigore scientifico; in secondo luogo dalla difficoltà di dimostrare l'applicabilità dei risultati delle analisi criminologiche durante la fase processuale; in terzo luogo, di conseguenza, spesso ritenendo che le loro competenze legali siano sufficienti per una difesa efficace, scelta che riflette una sottovalutazione del valore aggiunto che l'expertise criminologica potrebbe apportare al processo difensivo.

Altro fattore riguarda poi il versante economico poiché i costi elevati associati alle consulenze tecniche rappresentano un ostacolo significativo. Gli studi legali, soprattutto quelli di dimensioni ridotte, e gli assistiti potrebbero non avere le risorse necessarie per sostenere tali spese, limitando così l'accesso a esperti criminologi qualificati. Inoltre, gli avvocati d'ufficio spesso devono affrontare processi con risorse economiche limitate, riducendo ulteriormente la loro capacità di utilizzare consulenze esterne specializzate.

Inoltre se a quest'ultima complicanza si aggiunge il problema dei "falsi esperti" che richiedono parcelle elevatissime senza poi adempiere professionalmente ai propri doveri, si determina un ulteriore criticità: il pregiudizio verso una figura professionale che invece, se correttamente valorizzata, potrebbe apportare un contributo significativo al processo giudiziario. La causa di questi fenomeni è da attribuirsi, ancora una volta, alla mancanza di una regolamentazione univoca nel panorama formativo criminologico italiano. Come già spiegato in un precedente articolo già citato (clicca qui per leggerlo: "Facciamo chiarezza: l’importanza del criminologo e il problema dei falsi esperti") attualmente esistono migliaia di corsi, sia universitari che non, la cui qualità e validità sono spesso discutibili.

C'è poi da considerare che, dal punto di vista organizzativo e procedurale, la rapidità con cui devono essere condotti gli accertamenti irripetibili può rendere difficile l'organizzazione e il coinvolgimento tempestivo di consulenti criminologi. La complessità delle indagini e la necessità di rispettare scadenze rigorose possono non lasciare spazio sufficiente per individuare e ingaggiare un esperto qualificato in tempo utile. La collaborazione efficace tra avvocati e criminologi richiede una comunicazione fluida e una chiara comprensione reciproca delle rispettive competenze e responsabilità, aspetti spesso non adeguatamente organizzati.

Infine, sul fronte formativo, non tutti gli avvocati hanno ricevuto una formazione specifica che sensibilizzi sui potenziali benefici derivanti dall'uso delle consulenze criminologiche. La formazione tradizionale nel campo giuridico potrebbe non includere un adeguato approfondimento delle scienze criminologiche, limitando così la consapevolezza degli avvocati sui vantaggi derivanti dalla collaborazione con esperti di questo settore. A ciò si aggiunge poi la mancanza di aggiornamento continuo sulle metodologie e sulle tecniche più recenti della criminologia che impedisce di riconoscere pienamente quando e come utilizzare efficacemente un criminologo nelle strategie difensive.

Dunque la sottoutilizzazione delle consulenze tecniche di criminologi in Italia durante gli accertamenti penali è il risultato di una complessa interazione di fattori culturali, economici, organizzativi e formativi. Superare queste sfide richiede un cambiamento culturale e normativo che promuova una maggiore integrazione delle competenze scientifiche nel processo penale, migliorando così l'efficacia e l'equità del sistema giuridico italiano.



Conclusioni

Gli approfondimenti e gli accertamenti forensi svolgono un ruolo cruciale nell'analisi delle prove durante le indagini penali.

Nonostante l'importante ruolo che i criminologi possono svolgere nel fornire una prospettiva scientifica e un'analisi approfondita delle prove, gli avvocati italiani si avvalgono ancora limitatamente delle loro consulenze. Per superare queste difficoltà, sarebbe utile promuovere una maggiore integrazione delle scienze criminologiche nella formazione giuridica, aumentare la consapevolezza dei vantaggi offerti dalle consulenze tecniche e facilitare l'accesso a tali risorse attraverso politiche di supporto economico e organizzativo.

In conclusione, l'importanza degli accertamenti e delle analisi criminologiche nella procedura penale italiana non può essere sottovalutata poiché rappresentano strumenti fondamentali per appurare la verità dei fatti in sede processuale. Tuttavia, permangono significative criticità che ostacolano la piena efficacia di queste procedure. Il bisogno di una regolamentazione univoca e rigorosa rappresenta una delle principali sfide poiché si rischia di compromettere sempre più la qualità e l'affidabilità delle indagini forensi. Così come per il panorama formativo italiano nel campo della criminologia, oramai caratterizzato da un'ampia proliferazione di corsi di dubbia validità che contribuisce alla presenza di falsi esperti nel settore. Questo fenomeno non solo mina la credibilità della disciplina, ma alimenta anche il pregiudizio verso l'impiego di consulenti tecnici di parte. La cultura giuridica italiana dovrà necessariamente evolversi per riconoscere il valore aggiunto che i criminologi possono apportare alle indagini e alla difesa legale. Senza un adeguato supporto economico e infrastrutturale, è improbabile che si possa raggiungere un livello di eccellenza nelle pratiche forensi che il sistema giuridico italiano richiede.

Questo articolo non vuole apparire esclusivamente come una critica fine a sé stessa, piuttosto come un'analisi delle evidenti criticità che emergono dalla bassa cultura criminologica italiana col fine di stimolare sempre più l'attenzione su un problema quanto mai evidente. È essenziale innanzitutto promuovere una maggiore consapevolezza dell'importanza delle procedure di indagine scientifica e delle consulenze tecniche di parte poiché solo attraverso un approccio integrato e sostenuto da investimenti adeguati sarà possibile superare le attuali difficoltà e garantire una giustizia penale più equa e affidabile.

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