Il caso Gandola: sparizione e ritrovamento
Il caso Gandola: sparizione e ritrovamento
Dalla sparizione di Silvana Gandola al ritrovamento dei suoi resti.

La sparizione di Silvana Gandola e il successivo ritrovamento dei resti del suo cadavere a 10 mesi di distanza, una storia dalla quale si sono generati dubbi e anomalie incredibili.

- I FATTI: eventi e prime anomalie

La signora Gandola, dopo la morte del marito avvenuta nel dicembre del 2020, si trasferì dal Portogallo, dove aveva la residenza, presso la casa della figlia Laura a Pecetto Torinese.

La Gandola, in condizione di fragilità per le sue delicate condizioni di salute, non poteva rimanere sola; pertanto, le venne affiancata una badante, la quale avrebbe dovuto farle compagnia, sorvegliarla, ed essere disponibile per le diverse esigenze della signora affinché non rimanesse mai sola. A causa degli impegni lavorativi della figlia, lavorando in ambito sanitario unitamente al delicato momento storico di allora con l'emergenza Covid, quest’ultima decise – avendo la disponibilità di altri immobili – di prendere in locazione per un mese un appartamento in Sardegna accanto a quello di sua proprietà cosicché la madre e la badante potessero trasferirsi per un breve periodo.

I fatti a oggetto d’indagine in questione partono dalla mattina del 26 marzo 2021, due giorni prima della scomparsa della Gandola.

Laura chiamò la badante in tarda mattinata, quest’ultima dimenticandosi di riagganciare la chiamata, cominciò ad aggredire verbalmente la signora Gandola, la quale rimase apparentemente attonita e silenziosa innanzi alle parole della badante: comportamento anomalo della signora, in quanto da sempre molto caparbia ed in grado di farsi rispettare.

Quella fu l’ultima volta che la figlia riuscì a parlare con la madre.

Parte del contenuto della conversazione fu il seguente:

“Basta… a te non devo dare spiegazioni… mi hai stancato… sono stufa”.

Sulla scorta di quanto emerso dalla denuncia della badante, la stessa e la signora Gandola uscirono di casa in data 28 marzo 2021 per fare una passeggiata nei pressi della spiaggia di San Silverio nel comune di Aglientu.

Doveroso è precisare che la località in questione si trova a circa 40 km di distanza dalla casa dove alloggiavano (a Badesi) e in quel periodo – a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria –
la Sardegna si trovava in zona arancione; pertanto, le due signore non sarebbero potute uscire dal comune di Badesi e invece si spinsero molto lontano da casa percorrendo circa 25-30 minuti di tragitto in auto, nonostante ci fossero altre zone più comode e vicine l'abitazione.

Inoltre destò sospetto anche il tragitto percorso dalla badante: dopo aver lasciato la strada provinciale aveva imboccato con la sua auto una stradina campestre, fermò la macchina in uno spiazzo adiacente un cancello per il transito dei mezzi agricoli a causa delle pessime del percorso. La distanza tra questo spiazzo al parcheggio della spiaggia è di circa 2 km e il tempo necessario per percorrerla è di circa 25 minuti.

La badante dichiarò di aver percorso tale tragitto in compagnia della signora Gandola e del suo cane. Circostanza che risultò sin da subito inverosimile, tenendo in considerazione la difficoltà del percorso
sdrucciolevole per via della ghiaia, delle discese, delle buche e per gli avvallamenti presenti, l’età della signora Gandola, l’abbigliamento e l’inesperienza per questo tipo di passeggiate delle stesse due donne.

Una volta giunta in località, la badante ricevette una chiamata da parte di Laura sul telefono che quest’ultima le aveva dato per poter riuscire a parlare con la madre; la badante rispose chiudendo però la conversazione in maniera stranamente frettolosa.

Nella suddetta conversazione telefonica la badante rispose che erano in aperta campagna e che probabilmente si erano smarrite, la strada era pericolosa e ironizzò sulla speranza di non essere rapite. Alla sollecitazione della figlia Laura circa l'essersi spinte in un posto così pericoloso e di non udire la voce della madre, la badante concluse frettolosamente la chiamata dicendo che la signora Gandola fosse poco più avanti.

Pochissimi minuti dopo aver concluso la telefonata, la badante tramite WhatsApp mandò tre foto di repertorio a Laura: due foto della spiaggia e una foto del tabellone che raffigurava la cartina della spiaggia di San Silverio. In nessuna di esse compariva mai la signora Gandola.

Doveroso è precisare che sino ad allora la badante non aveva mai inviato foto di sua spontanea volontà e in particolar modo di un paesaggio, bensì era sempre incalzata dalla figlia a inviare delle immagini in cui però fosse presente la madre.

Dal racconto della badante emersero però i seguenti particolari: una volta giunte in spiaggia le due donne ad un certo punto si divisero e la stessa dichiarò di aver visto la Gandola avanzare verso una chiesetta sita in prossimità della spiaggia insieme al cane (che in chiamata con la figlia Laura raccontava avere con sé) mentre ella rimase sulla spiaggia a raccogliere a suo dire delle conchiglie. Dopo alcuni minuti, la Gandola si girò verso la badante facendole un cenno come per farle capire che, data la stanchezza, sarebbe tornata indietro. La badante, quindi, rimase sulla spiaggia ancora qualche minuto per poi raggiungere la signora che però non venne più ritrovata.

Dunque dalle dichiarazioni rilasciate dalla badante, la signora Gandola scomparì in tarda mattina ma avvisò la figlia solo attorno l'ora di cena, evitando di rispondere alle sue continue telefonate durante la
giornata. Si presentò poi dai Carabinieri a fare denuncia solo dopo cena in serata inoltrata.

Azioni alquanto singolari e ambigue.

- SCENA DEL CRIMINE E ASPETTI DI MATRICE MEDICO-LEGALE

Per quanto concerne la scena del crimine: il 30 gennaio 2022 un cacciatore si imbatteva occasionalmente in resti ossei in località “Torre Vignola”, all’interno della fitta macchia mediterranea, in un luogo ricco di insidie e di difficile percorrenza, oltremodo battuto in lungo e largo, anche con l'ausilio dei cani molecolari dei reparti specialistici, da tutti coloro che si sono occupati delle ricerche della signora Gandola nell’immediatezza dei fatti. In particolare, vi è la testimonianza di un volontario della protezione civile con grande esperienza di cacciatore e di altre ricerche analoghe, che affermava di essere passato esattamente nel luogo di rinvenimento dei resti ossei il 1 aprile 2021 e di non aver trovato né avvistato mai nulla. Per essere sicuro di quanto affermato decide di tornare – insieme alle persone che hanno ritrovato i resti – sul luogo di rinvenimento. Sul momento ricordava che quando passò esattamente in quel punto rimase colpito da alcune particolarità delle rocce e scattò anche una foto ad una tartaruga sulla roccia (elemento di forte valenza investigativa); ricordava inoltre che quel tratto era particolarmente impervio e difficoltoso da attraversare al punto tale da dover – in alcuni tratti – strisciare in ginocchio a causa della fitta vegetazione. A supporto di questa dichiarazione, il volontario indossava gli indumenti adatti ad attività di ricerca, mentre la signora Gandola indossava un paio di ballerine, indumento decisamente inadatto in relazione alla descrizione dei luoghi.

Viene facile ipotizzare che la signora Gandola non sia sempre stata lì, bensì probabilmente (e strategicamente) portata mesi dopo e in condizione di riduzione scheletrica, lasciando solo sei ossa rinvenute.

Il medico legale ha affermato che, nelle suddette ossa, non si rilevavano lesività attribuibili a traumi in vita ma solo alterazioni imputabili modificazioni tafonomiche e all’azione di microfauna. Non fu possibile inoltre fornire alcuna ipotesi in merito alla causa mortis, neanche in termine di categorie generiche.

Mentre per quanto attinente all’epoca della morte, tenendo conto delle condizioni climatiche medie della Sardegna nella fascia costiera e della macrofauna presente ed intervenuta, fu possibile affermare che la riduzione scheletrica abbia richiesto un periodo non inferiore ai tre-quattro mesi e si collocò il decesso in un intervallo di tempo compreso tra il momento della scomparsa – marzo 2021 – e la fine di settembre 2021.

Emergevano poi alcuni dettagli di estrema rilevanza investigativa:

  • le ossa erano verosimilmente in buono stato di conservazione, anche l’attività tafonomica
    degli animali non è stata eccessiva, dettaglio alquanto anomalo considerando la zona altamente boschiva e interessata al passaggio di animali anche di grosse dimensioni.
  • I vestiti e gli accessori personali della Gandola rinvenuti accanto ai resti ossei erano anch’essi in buono stato di conservazione (considerando che il lungo tempo di scomparsa è di circa dieci mesi), in particolare la borsa.

N.B.: proprio sulla borsa, la badante dichiarò, su domanda degli inquirenti circa il contenuto allora presente, puntualmente tutti gli oggetti ivi inseriti citando anche due bottigliette da mezzo litro, l’una di acqua e l’altra con la tisana che la signora si sarebbe preparata la mattina. Furono però rinvenuti tutti gli oggetti, compresa anche una somma sufficientemente ingente di denaro (350 euro in contanti), tranne le due bottigliette citate. Inoltre, nemmeno il cappello nero (di grandi dimensioni) della signora non è mai stato rinvenuto.

  • È possibile ipotizzare che la signora Gandola possa essere stata spogliata poiché gli abiti furono tutti rinvenuti accanto ai resti, pertanto sarebbe stato fondamentale sapere se sugli abiti vi fosse traccia dei liquidi putrefattivi della Gandola per mezzo di analisi criminalistiche, poiché se così non fosse vi sarebbe la certezza che durante fase di decomposizione del cadavere quegli abiti fossero altrove. A sostegno della seguente ipotesi vi è un ulteriore dettaglio: i pantaloni furono rinvenuti al contrario.
  • Circa i capelli ritrovati, si riscontrava un taglio troppo netto per essere opera di un evento accidentale o dovuto a qualche animale.
  • Il 31 marzo 2021 furono rinvenute sulla provinciale un paio di scarpe nei pressi del comune di Aglientu: le scarpe appartenevano al marito della signora Gandola, la quale spesso amava indossarle in segno di ricordo e affetto nei confronti del defunto marito. Da evidenziare però che nel giorno della scomparsa non le indossava.
  • Il terriccio rinvenuto sui vestiti della signora Gandola sarebbe potuto essere lo stesso del terreno del luogo del ritrovamento? Anche in questo caso la criminalistica sarebbe potuta intervenire.

- Immagine della figlia Laura estratta dall'articolo di "Sardegna Live". Cliccare qui per leggere.

- FOCUS SULLE ANOMALIE RISCONTRATE

Dall'analisi dei fascicoli, dai dati cronistorici riportati dalle sommarie informazioni, dalla criminodinamica, dal comportamento posto in essere dalla badante sono dunque emerse evidenti anomalie e diversi sospetti al centro dell’investigazione forense del il caso in oggetto. Qui di seguito una lista per punti delle maggiori incongruenze e dubbi:

  1. Dagli spostamenti registrati dal dispositivo cellulare collegato a Google Maps, si è potuto notare un percorso temporale relativamente ridotto rispetto a quanto dichiarato nella giornata di scomparsa e ricerche, di conseguenza è possibile affermare che vi siano stati ulteriori spostamenti che sarebbero possibili di ulteriore verifica, anche per i giorni antecedenti.
  2. Il comportamento talvolta verbalmente aggressivo della badante, descritto da alcune persone informate sui fatti, unitamente al contenuto della telefonata del 26 marzo 2021 riportato dalla figlia Laura, risulta alquanto singolare: sarebbe stato opportuno verificare l’utilizzo della voce e della paralinguistica della badante in parallelo con quelli testimoniati dalla telefonata e ottenuti dalle sit o dalle interviste riportate sul web. Ciò per accertare se effettivamente si tratti di una sua peculiare caratteristica verbale o se tale atteggiamento fosse da relazionarsi unicamente nei confronti della signora Gandola.
  3. La figlia Laura, come già sopra descritto, riuscì a parlare con la madre l’ultima volta nel corso della mattinata del 26 marzo 2021. Si seppe dunque con certezza che la signora Gandola era ancora in vita sino la tarda mattinata del giorno successivo, il 27 marzo, poiché venne vista dal macellaio di fiducia insieme alla badante. Dunque la domanda diviene inevitabilmente la seguente: perché la badante scelse deliberatamente di non far parlare più la figlia con la mamma? È successo qualcosa tra il 27 e il 28 marzo?
  4. La signora Gandola era mai effettivamente arrivata sulla spiaggia? Dalle testimonianze delle persone in loco nessuno vide mai la signora, ma tutti furono concordi nel confermare la sola presenza della badante insieme al cane: si può quindi presupporre che Silvana Gandola, probabilmente, non fosse mai arrivata su quella spiaggia?
  5. Perché la badante durante la giornata del 28 marzo parla con diverse persone, addirittura avvertendo i Carabinieri nel primo pomeriggio, non rispondendo però mai alle chiamate della figlia Laura?
  6. Vi sono evidenti dubbi circa la scelta del luogo: lontano da casa, isolato, in periodo di lockdown, impervio e inadatto non solo alle condizioni di psico-fisiche della signora Gandola, ma di difficile praticità anche dalla stessa badante, in quanto venne inoltre riscontrato un momento di evidente affaticamento durante il percorso effettuato dalla badante insieme agli inquirenti.
  7. La Sardegna, nella fattispecie tale zona, era un luogo conosciuto dalla stessa badante in quanto in passato ebbe una relazione con un ragazzo sardo e con il quale era ancora in contatto. Si può dunque presupporre che la scelta del luogo non fu casuale? Sia nel caso di scomparsa accidentale che di omicidio.
  8. All’interno della chiesetta vicino la spiaggia di San Silverio venne rinvenuto un quadernino dove i passanti potevano lasciar scritti dei pensieri e nel quale venne rinvenuta le dicitura: “Silvana giornata stupenda”, datato 3 aprile 2021. Rinvenuto, cosa alquanto singolare, proprio dalla stessa badante e consegnato alla figlia. Che si possa trattare di probabile attività di staging?
  9. Furono ritrovate sempre dalla badante delle feci avvolte in un pezzo di carta vicino all’auto. La badante sostenne che appartenevano alla Gandola. Perché non furono mai effettuati degli accertamenti? È inoltre anomalo, anche in questo caso, che tale ritrovamento sia proprio ad opera dalla badante. Si può ricollegare anche questo frangente ad un'attività di depistaggio per dare solidità all’ipotesi dell’allontanamento volontario?
  10. Non fu mai effettuata alcuna analisi scientifica sull’auto della badante.
  11. Merita un importante approfondimento anche un ulteriore dettaglio fornito dalla figlia Laura: quest’ultima è in possesso di una registrazione dove la badante le avrebbe riferito una frase proferita da una persona del posto, per la precisione il pastore-proprietario dei suddetti terreni legati al caso che arrivava nella spiaggia dichiarando alcuni precisi intenti (che non possiamo riportare). Proprio su questa registrazione arrivarono poi diverse versioni. Qual è quella corretta? E di conseguenza, quali erano gli effettivi rapporti intercorsi tra la badante e il pastore?
  12. Il 27 marzo verso, poco prima di cena, la figlia Laura telefonò alla badante per poter sentire la madre. La badante rispose affermando che erano stanche, che avevano già mangiato e che la signora Gandola fosse già rincasata nel suo appartamento; nemmeno in quel frangente Laura riuscì a parlare con la madre. Però dalle analisi investigative emerse che la stessa sera, poco dopo la precedente chiamata, la badante ricevette una telefonata da suo figlio, ma non sul cellulare personale bensì sul telefono della signora Gandola affidatole per favorire le comunicazioni tra la signora e sua figlia Laura. Dunque ci si domanda: come mai il figlio chiamò su quel telefono e, soprattutto, come mai la badante rispose? Quindi si può presumere che la badante fosse ancora nell’appartamento della Gandola e non nel suo? E se così fosse, per quale motivo decise in maniera del tutto arbitraria di non far parlare Laura con sua madre? Sarebbe stato opportuno sentire a SIT il figlio della badante.

- Immagine dal servizio della puntata "Quarto Grado". Cliccare qui per vederla.

- STRATEGIE DI INTERVENTO: cosa si poteva e si può ancora fare

  • Analisi tossicologica sui capelli rinvenuti per verificare la presenza di farmaci o droghe.
  • Scalottamento del cranio per verificare la possibile presenza di materia cerebrale al suo interno, sulla quale eseguire esami tossicologici più approfonditi.
  • Sottoporre a sequestro i dispositivi elettronici in uso dalla badante per svolgere degli accertamenti di Digital Forensics approfonditi: spostamenti, ricerche web, contatti telefonici e così via.
  • Analisi criminalistica sul terreno rinvenuto sugli abiti: è lo stesso del luogo di ritrovamento dei resti?
  • Sulla scorta del dettaglio anomalo dei pantaloni rinvenuti al contrario e della presenza di pochi resti ossei ma della presenza di tutti gli abiti indossati dalla Gandola al momento della scomparsa è opportuno svolgere un’analisi criminalistica sugli abiti: sono presenti tracce di liquami putrefattivi? Il corpo è andato incontro ad un’attività di decomposizione con i vestiti addosso?
  • Analisi criminalistica sull’auto della badante e del pastore proprietario.
  • Sentire a SIT il figlio della badante.
  • Riascoltare i testimoni intervenuti per accertare movimenti anomali avvenuti il giorno dopo la scomparsa presso l'abitazione della badante.
  • Analisi paralinguistica della badante: dalle registrazioni in possesso alla Laura e dal confronto con le interviste televisive.

Alla luce di queste considerazioni e dell’analisi approfondita del fascicolo appare inverosimile che le circostanze che hanno causato il decesso della Gandola siano riconducibili ad un incidente. Dalla nostra analisi abbiamo sempre ritenuto che la signora Gandola non si sia mai allontanata né volontariamente né a causa di uno stato confusionale o di disorientamento.

L’ipotesi da noi avanzata potrebbe essere quella di un delitto d’impeto, non primariamente organizzato né premeditato. A seguito dell’omicidio vi è stata una grossa e lucida attività di occultamento del cadavere, con un possibile smembramento di esso a causa di un’attività manuale o da una volontaria scarnificazione da parte di animali appartenenti alla macrofauna, per poi proseguire con una mirata attività di rinvenimento di soli alcuni resti ossei e con una conseguente attività di staging sulla scena del crimine: dai vestiti, alla borsa, alle ossa, al biglietto nella chiesetta. Da attenzionare la figura e il ruolo assunto dalla badante e se possa essersi avvalsa dell’aiuto di complici per l’attività criminosa.

Ma senza gli adeguati approfondimenti investigativi, specie di tipo criminalistico e criminodinamica, questo caso rischierebbe di rimanere fermo e di concludersi a cause delle ennesime negligenze investigative.

Oggi più di sempre è fondamentale investire nella formazione, nello sviluppo e nell'integrazione di tecniche e macchinari di stampo criminologico e criminalistico per dare giustizia e verità alle vittime le cui storie ancora oggi non vedono la giusta luce che meritano.

MeA Forense

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