Il Caso di Simone Mattarelli: un suicidio improbabile
Il Caso di Simone Mattarelli: un suicidio improbabile
Perché Simone Mattarelli non può essersi suicidato: analisi delle dinamiche e delle anomalie medico-legali.

La notte del 2 gennaio 2021, dopo un lungo inseguimento da parte dei Carabinieri per non essersi fermato ad un posto di blocco, Simone viene rinvenuto cadavere all’interno dell’edificio C2 della Eurovetro s.r.l. appeso per il collo con la sua cintura fissata ad un macchinario.

Sin da subito, viene avvallata la tesi del suicidio nonostante la presenza di elementi circostanziali inusuali e anomali.

Simone al segnale di ALT dei Carabinieri non arresta la marcia e si dà alla fuga, ben consapevole di aver violato il coprifuoco imposto dall’emergenza sanitaria e di aver appena assunto cocaina.

Durante la fuga, alle ore 02.06, Simone telefona al padre in cerca di aiuto:

Papà l’ho fatta grossa, non mi sono fermato al posto di blocco, sono inseguito dai Carabinieri, cerco di nascondermi lì da te. Li ho fatti troppo incazzare se mi prendono quelli mi ammazzano”.

Verso le ore 02:35 l’auto imbocca una strada sterrata dirigendosi verso un’area boschiva. Simone abbandona l’auto, impantanata nel fango, e continua la fuga a piedi.

I militari che lo stavano inseguendo sparano ben otto colpi di arma da fuoco nei confronti di un soggetto disarmato e che oppone una sola resistenza passiva, in quanto fuggitivo.

In quel frangente Simone è al telefono con il padre che sente i colpi di pistola: “lo senti? Mi sparano dietro papà. Ti ho mandato la posizione”.

Sono le 02:42 quando Simone manda l’ultima posizione al padre.

Nel frattempo, Luca Mattarelli il papà del ragazzo, si mette in auto alla ricerca del figlio sulla base della posizione appena ricevuta.

Mentre è alla guida dell’auto incontra una pattuglia dei Carabinieri per strada e li ferma per spiegare la situazione; dopo essere stato fermo circa 25-30 minuti a seguito dell’identificazione da parte dei militari viene indirizzato al comando dei Carabinieri di Desio.

Luca, quindi, torna indietro.

Verso le ore 04:30 sopraggiungeva presso il Comando dei Carabinieri di Desio il padre di Simone. In quel frangente, Luca vede arrivare un carroattrezzi che trasportava un’auto dei Carabinieri, la macchina di Simone guidata da uno sconosciuto e i militari che scendono dall’auto sono sporchi di fango fino alle ginocchia.

Luca, credendo che il figlio fosse stato arrestato ma non vedendolo, chiedeva: “ma quindi mio figlio è sano?”. I Carabinieri rispondevano: “sta benissimo, scappava davanti a noi come una lepre”.

Cercano di tranquillizzare Luca, esortandolo a tornare a casa e affermando che prima o poi Simone si sarebbe fatto trovare e che lo avrebbero contattato.  

Luca, però, non si arrende e si mette alla ricerca di Simone per tutta la notte, insieme al figlio Matteo e a suo fratello. Alle 11:00 della mattina seguente un numero elevato di Carabinieri era intento a cercare i bossoli dei colpi di arma da fuoco sparati la sera precedente dai militari nel corso dell’inseguimento a piedi di Simone.

Anomalo è il fatto che erano alla ricerca dei bossoli e non di Simone considerando che la sua ultima posizione registrata risulta essere nei pressi della Eurovetro s.r.l. e che né le ogive né i bossoli furono mai rinvenuti.

Solo su ripetute insistenze dei familiari, solo alle 14:00, i Carabinieri scavalcano la recinzione della Eurovetro s.r.l. indirizzandosi primariamente all’edificio C2.

È doveroso precisare che l’azienda ha un’estensione di circa 50.000 mq ed è costituita da diversi edifici. Risulta quindi anomala la circostanza che abbiano fatto accesso unicamente all’edificio C2 e che, guarda caso, abbiano rivenuto proprio lì il cadavere di Simone.

Vi è la presenza di macroscopiche anomalie per quanto riguarda tutti gli aspetti di matrice medico-legale che meritano di essere citate, per darvi contezza della pregnante esigenza di prosecuzione delle indagini affinché Simone abbia giustizia.

In primis, la posizione della salma e il mezzo utilizzato per procurare il decesso: una cintura nera e in cuoio. In particolare, la modalità di fissaggio della cintura – con un nodo semplice sotto il mento – non avrebbe potuto reggere il corpo di un soggetto ancora vivo ed esercitare contemporaneamente la resistenza necessaria per l’azione asfittica. In secundis, la mancanza di un sopralluogo medico legale vero e proprio, con la mancata protezione delle mani di Simone e la mancata catena di custodia della cintura.

Inoltre, assumono particolare rilevanza investigativa e medico legale le lesioni da taglio presenti sulle mani e le ecchimosi escoriate sulle labbra, le quali rimandano ad un tentativo di silenziamento da parte di terze persone mediante la compressione del labbro stesso contro le arcate dentarie sottostanti: queste sono lesività del tutto incompatibili con un impiccamento di matrice suicidaria.

Simone aveva delle lesioni da taglio sulle mani sufficientemente profonde: si ipotizza che abbia iniziato a sanguinare quando fosse ancora in vita, perché c’è del materiale ematico e polveroso (calce e polvere presente in azienda) sul volto di Simone. Ma la cintura, in cuoio e di colore nero, non presenta alcuna traccia; ciò è inverosimile poiché Simone – per arrivare alla morte – avrebbe dovuto continuare a tirare, con molta forza, i due lembi della cintura.

Quindi, è possibile ipotizzare che quella cintura non è stata maneggiata da Simone.

Un ulteriore elemento che riveste importanza sia medico – legale che criminologica è il solco sulla schiena di Mattarelli; è importante stabilire se in tale solco vi sia la vitalità della lesione, ossia se Simone, mentre era ancora in vita, fosse stato “compresso”, “spinto con forza” sul macchinario dove venne rinvenuto, provocando quel tipo di lesione ancora evidente e ben visibile a otto giorni dalla morte in sede di autopsia.

Non da ultimo, necessita di approfondimento medico – legale la presenza di un’emorragia mesenterica, a livello dell’intestino, in quanto nettamente incompatibile con la tesi dell’impiccamento. Quel trauma potrebbe, invece, essere stato provocato verosimilmente da un trauma contusivo, identificabile in una ginocchiata o un calcio, verificatosi quando il soggetto era sicuramente ancora in vita.

Sulla scorta di tutti questi elementi e di molti altri emersi dall’analisi approfondita del fascicolo è verosimile l’ipotesi che si tratti di un omicidio.

Anche il servizio de Le Iene, intervenuto sul caso ricostruendo le dinamiche e dando voce ai diversi testimoni, ha messo in mano all'opinione pubblica una validissima analisi audio visiva di tutta la vicenda. Qui di seguito il Link per approfondire: Suicidio o qualcos'altro? - Le Iene (mediaset.it)

Risultano quindi indispensabili una serie di approfondimenti affinché si faccia luce su tutti gli aspetti che frettolosamente sono stati archiviati come riconducibili alla sola ipotesi suicidaria.

Ad oggi, il Pubblico Ministero ha rigettato la nostra istanza di riapertura delle indagini avallando nuovamente l’ipotesi del suicidio.

Nonostante le tortuose difficoltà, il nostro impegno insieme alla Dott.ssa Roberta Bruzzone e all’Avvocato della famiglia Mattarelli, Roberta Minotti, non cesserà mai perché ci sono elementi indefettibili che necessitano di nuove indagini e solo così si potrà garantire verità e giustizia per Simone, per la sua famiglia e per tutte le persone che gli volevano bene.

Perché una cosa è certa: Simone aveva mille motivi per vivere e nessuno per morire.

MeA Forense

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